BLOOP R'LYEH

III.VII

La mostruosa idra di Lerna, acquietata dall'ode di Syrizo, scivola maestosa e terrifica con le sue nove teste serpentine verso Thelgo, l'unica sirena capace di sostenere la sua spaventevole vista. La creatura, con un sibilo roco e volgare, le suggerisce un frammento di abisso per la prossima storia...



Sottomarino nucleare Losharik
             Al largo della costa sudoccidentale del Sudamerica
             Coordinate 50° S 100° W – 5870m. di profondità
             14 maggio 1997

«Signore, l'ha sentito?»
Il segnale registrato dall'idrofono del sottomarino sovietico salì rapidamente in frequenza nell'arco di circa un minuto. Era un suono irregolare, sordo, con un'intensità tale da poter essere captato per centinaia di miglia.
Il Comandante Nikolaj Durevic ordinò il silenzio in cabina con un cenno della mano destra per poter riascoltare la registrazione del sonar. Il rumore si ripeté, rauco, metallico, invischiandosi col terrore che lento incancreniva di superstizione le menti dell'equipaggio.
L'ufficiale voltò lo sguardo verso il guardiamarina, un colosso biondo di Minsk dalla brillante mente analitica, incapace di concepire l'indeterminatezza. 
Dalla fronte gli grondava un ruscello di sudore sugli occhi sbarrati. Era incredulo, come se l'oceano avesse deciso di fargliela pagare per la sua presuntuosa razionalità in tanti anni d'immersione nelle sue vastità, ponendogli di fronte un interrogativo la cui risposta non poteva che essere folle.
«Andrej...» Lo interpellò il comandante, nel tentativo di ancorarne lo spirito turbato a una voce familiare. 
«È vivo, ma se si trattasse di un animale...» il guardiamarina deglutì a secco, raspandosi la gola  «...dovrebbe essere enorme.»
«Una balena?» lo incalzò Nicolaj, atterrito dalla consapevolezza di essere a poche miglia dall'origine di quel grido.
«Infinitamente più grande.» 
Un singolo, nervoso, ordine: «risaliamo.»
Il motore nucleare pulsante particelle mortifere si avviò al limite delle proprie capacità, fendendo la parete d'acqua abissale con le eliche massicce. L'ascesa seguì il profilo lucido e roccioso della montagna sottomarina alla loro dritta, un odioso monolito percorso da ragnatele di lava ribollente d'un arancione venefico.
In superficie, il comandante si aggrappò allarmato al periscopio: una cittadella aliena alle carte emergeva dalle acque in tempesta offrendo un panorama di ampi angoli e superfici di pietra ... troppo grandi per appartenere a qualcosa proprio di questo pianeta, ed empie quanto orrende immagini e disturbanti geroglifici. 
«Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl Cthulhu fhtagn.» il sussurro del guardiamarina, accucciatosi in un angolo sotto la plancia per scavarsi i polsi con i denti in un ghigno disgraziato, riempì la sala comandi permeando il metallo dello scafo di claustrofobia e paranoia. Il comandante mosse un passo nella sua direzione, ma il sonar riecheggiò il grido degli abissi, bloccando l'equipaggio intero in una morsa di orrore puro. 
Un'ombra dai confini mutevoli e tentacolari risaliva dall'abisso aumentando rapida da dimensioni al punto da nascondere alla vista il buio dietro di essa. E le sue bocche gridavano affamate.

[Grazie ad Arianna]



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