IL VIAGGIO DI SOPHIE

III.II


L'ode di Syrizo placò gli animi dei predatori del mare, preannunciando il tema di quella giornata. Thelgo si sostituì alla sorella sullo scoglio con un colpo di coda, pronta a narrare un nuovo viaggio oscuro dell'anima.

Una bambina affronta il regno degli incubi per salvare il fratello da un sonno senza ritorno. Durante il viaggio affronterà dure prove e incontrerà creature bizzarre; la sua meta... il castello di Tenebra.

Andrea, il fratello di Sophie, dormiva da quasi due giorni. Mamma e papà l’avevano portato in ospedale, ma nessun dottore aveva capito che cosa avesse. Era caduto in un sonno profondo e non riusciva più a svegliarsi. Avevano provato in tutti i modi: con le medicine, l’acqua fredda, pure con i pizzicotti. Niente, Andrea non riapriva gli occhi. Sophie gli voleva molto bene anche se era un po’ dispettoso, e aveva paura. Paura che non avrebbero più giocato insieme.

Quella notte Sophie cercò di stare sveglia il più a lungo possibile, perché temeva di ammalarsi come il fratello, ma le palpebre si facevano sempre più pesanti man mano che i minuti passavano. La bambina resistette finché poté, ma dopo un po’ dovette cedere al sonno.
D’un tratto si ritrovò in un immenso giardino fiorito; le piante emanavano un profumo dolce e il sole splendeva vivace nel cielo chiaro. Seduto su un masso, a pochi passi da lei, uno spaventapasseri la fissava.

«Scusa se non ti spavento» le disse lo spaventapasseri «ma oggi mi sento triste.»
Sophie lo guardò bene. Era vestito di stracci lisi, tanto che gli usciva la paglia dai buchi nella camicia, e aveva una zucca pustolosa al posto della testa.
«Cosa c'è che non va signore?» gli chiese Sophie, un po’ impaurita, senza riuscire a distogliere lo sguardo dai buchi neri che aveva al posto degli occhi. 
«Un bambino si è perso nel Castello di Tenebra.» rispose lo spaventapasseri con voce grave, poi recitò una filastrocca:

Il mondo dei sogni
è come la tela dei ragni,


tentacoli neri
e specchi magici
scegli ciò che desideri
e poi taci.


Quando vedrai volare
 un colibrì nero
non ti voltare 
e segui quel sentiero,


se le tue paure affronterai, 
al mattino, stai sicura, ti sveglierai.


Al termine della filastrocca, lo spaventapasseri balzò dietro un cespuglio spinoso. Sophie cercò di seguirlo, facendo attenzione a non pungersi, ma una volta superato l’ostacolo non trovò più nessuno. Davanti alla bambina si stagliava una distesa di cocci di vetro che brillavano minacciosi colpiti dai raggi di un sole rosso. Sophie si voltò per andare via. Dietro di lei, oltre i rovi, poteva fuggire da quell’incubo e tornare nel sogno, o svegliarsi e correre nel lettone con mamma e papà. Poi pensò ad Andrea; suo fratello era solo in un posto forse più brutto di quello. Doveva trovarlo e riportarlo a casa. Non poteva abbandonarlo.
Sophie indietreggiò e per sbaglio mise un piede sui vetri rotti. «AHI!» gridò. Guardò la ferita, si era graffiata un tallone, ma per fortuna non era nulla di grave. 

«Chi c’è?» 
Un vocione minaccioso fece tintinnare il tappeto di cocci.
Sophie rialzò il capo e lì davanti a lei, dove prima c’erano solo vetri, era comparso un mostro gigantesco. Il suo corpo era fatto di cavi di plastica, centinaia di fili neri che ondeggiavano come tentacoli. In mezzo a quella fitta rete emerse un grosso televisore. Lo schermo si avvicinò alla bambina, accendendosi; delle zanne minacciose si materializzarono con uno sfrigolio.
«Mi chiamo Sophie» rispose la bambina un po’ impaurita «e sono venuta a cercare mio fratello.»

Il mostro sorrise e le si avvicinò ancora di più. Lo schermo era a pochi centimetri dal suo naso ed emetteva piccole scariche elettriche.
«Io so dov’è, ma se vuoi il mio aiuto dovrai rispondere a un indovinello...» 
Un tentacolo gelido sfiorò la guancia della bambina.
«Avrai solo una possibilità, se sbagli ti divorerò e non ti risveglierai mai più, hai capito?»
Sophie annuì.
«Bene» proseguì il mostro «dimmi allora, chi è colui che quando c’è non si vede?»


«Il buio!» rispose pronta Sophie. 
Il mostro ringhiò sconfitto. «Esatto» disse.
«Ora voglio sapere dove si trova mio fratello» esclamò la bambina. La creatura schioccò un tentacolo come una frusta e improvvisamente si trovarono in un cinema.
 «Ho un’offerta da farti» sussurrò la creatura e la sala deserta gli restituì un’eco sibilante. Sullo schermo si materializzò l’immagine di Sophie che veniva incoronata regina, mentre un bellissimo cavaliere con un’armatura azzurra le baciava la mano. 


Era incredibile; la bambina restò a bocca aperta di fronte a quelle immagini.
“Non vorresti essere DAVVERO lì?” le domandò il mostro “non vorresti diventare FAMOSA?”
La tentazione era forte. Sophie guardò la sua copia sorridere e stringere il cavaliere in un abbraccio. Sarebbe stato bello, ma come avrebbe potuto essere felice sapendo di aver abbandonato suo fratello?
«No, grazie» disse allora, voltando il capo per non guardare più quella bambina che non poteva essere lei. Il mostro allora guidò Sophie per un lungo tragitto sino a che non giunsero davanti a un immenso albero nero dalle foglie rosse come ciliege. Dietro di esso si stendeva un magnifico bosco. «Io non posso andar oltre» disse la creatura, «addio.»


Sophie si voltò per protestare, ma il mostro era sparito.
«E adesso?» la bambina non sapeva che direzione prendere. Di fronte a lei c’erano solo alberi e cespugli. Gli occhi le si riempirono di lacrime; si era persa e non sapeva come tornare a casa.
«Non vorrai mica metterti a piangere, spero!» la canzonò una voce alle sue spalle. Sophie si voltò e vide una donna molto alta, dai capelli corti, vestita con un lungo abito rosso e truccata come le modelle. 
«No signora» disse la bambina vergognandosi un po’ del suo pigiamino. Non capiva perché, ma si sentiva a disagio. Si sentiva brutta.

«Sono la strega Lilian, piccina» esclamò la donna con un ampio gesto della mano «tuo fratello si trova oltre il mio bosco.» 
Sophie guardò la distesa di alberi.
«Devo rispondere a un altro indovinello?» domandò alla strega. 
Questa sorrise: «no cara», e con uno schiocco di dita fece apparire uno specchio sul tronco dell’albero dalle foglie rosse. 
«Avvicinati.»
Sophie obbedì e guardò il proprio riflesso. Era sempre lei, ma vestita in modo diverso. Al posto del pigiama indossava una camicetta e una gonna corta, ai piedi aveva un paio di sandali con i tacchi, i capelli erano mossi e luminosi, le labbra brillavano di un rosso acceso, e gli occhi... erano truccati come quelli della strega. Si sentiva bellissima.
«Se vuoi posso renderti così... per sempre» le sussurrò Lilian all’orecchio.

La bambina si guardò ancora un po’ allo specchio. A scuola la prendevano in giro perché era bassa e aveva sempre desiderato essere carina come quelle antipatiche delle sue compagne.
«Ti piaci?» chiese la strega. Sophie annuì. Lilian le accarezzò il viso. 
«Devi solo svegliarti e sarai bellissima proprio come desideri. Te lo meriti.»
La bambina era tentata da quella offerta. Avrebbe voluto davvero realizzare quel sogno, ma distolse lo sguardo dal suo meraviglioso riflesso. «Non posso» esclamò «devo raggiungere mio fratello!»

La strega sospirò sconfitta e indicò a Sophie la strada per il Castello di Tenebra. Prima di lasciarla andare la ammonì un’ultima volta: «ricorda la filastrocca.»
E dopo quelle parole sparì in una nuvola di fumo.

Dopo un lungo cammino Sophie uscì dal bosco e giunse sul ciglio di un burrone. Oltre il bordo c’era solo un nero vuoto e la bambina si inginocchiò, per paura di cadere giù. Sembrava proprio la fine del mondo.
«Che posso fare adesso?» si chiese «non c’è nulla davanti a me.»
E fu a quel punto che vide un colibrì nero tuffarsi nel buio increspandone la superficie come se fosse acqua.

Con il cuore pieno di timore Sophie si alzò. Suo fratello era lì, in quel mare nero e freddo sotto di lei.

Quando vedrai volare
un colibrì nero
non ti voltare 
e segui quel sentiero.

La bambina chiuse gli occhi e saltò.
Le tenebre la avvolsero. Sophie sprofondò sempre più giù, sempre più giù, fino a che non cominciò a vedere delle luci e si accorse che in quell’oscurità nuotavano ragni luminosi, dragoni marini e leviatani. Sul fondo del burrone, coperto di rocce fosforescenti, troneggiava il Castello di Tenebra.

Il cancello si aprì e Sophie fluttuò dentro le mura del castello. All’ingresso, a riceverla, c’erano Andrea e lo spaventapasseri.
«Brava bambina mia» esclamò questi battendo le mani «ce l’hai fatta!»
Andrea corse incontro alla sorella e l’abbracciò, urlando di gioia. Sophie ricambiò il gesto di affetto, con il cuore ricolmo di sollievo.
«Andrea aveva avuto un brutto incubo» spiegò lo spaventapasseri «e mentre fuggiva da alcune libellule giganti è caduto nel burrone ed è finito qui, nel mio castello... Era impossibile che ritrovasse la strada da solo.»

Gli occhi dei bambini cominciarono a chiudersi. Sbadigliarono entrambi.
«Solo un cuore puro poteva giungere sin qui di sua spontanea volontà» proseguì lo spaventapasseri «e un cuore puro è un cuore che ama, prima di desiderare.»
Sophie e Andrea chiusero gli occhi, addormentandosi.
«Arrivederci, piccoli miei.»

Al mattino, una telefonata dell’ospedale svegliò i genitori di Sophie. La bambina, appena destatasi, sorrise. Sua madre entrò in camera e si chinò su di lei, coprendola di baci. «Andrea si è svegliato!» Sussurrò tra i singhiozzi.
«Lo so» rispose Sophie «Sono stata brava.»

[Grazie ad Anna Lucia]


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