ODE D'APERTURA

I.I


L'alba si spezza in un mosaico di riflessi sugli scogli di diamante emersi dai fondali antichi dei Sargassi.
Aglae la licenziosa, dalla chioma sanguigna, è la prima a emergere in groppa a uno squalo bianco, un'eco di sospiri di creature e spiriti del mare in attesa ne saluta la figura.
Dagli abissi remoti un branco di orche si dispone in due file parallele dando così ingresso a Seirio la nobile, dai capelli di grano, mentre un turbine di mante nere vola tra le onde anticipando Thelgo l'oscura e il suo seguito di murene.
Le tre dame degli oceani prendono posto di fronte all'uditorio, in attesa che l'ultima di loro e di tutta la specie, Syrizo la umile, accompagnata solo da uno stuolo di candide meduse, dia inizio a quei dieci giorni di storie con l'ode d'apertura, la cui frase portante, come impone la tradizione, è proferita da Nettuno in persona.


Alba del mondo, 
benvenute oh creature, 
prestate ascolto. 

Quattro sirene, 
chiamate dal vespero, 
un decamerone. 

Memoria di re, 
la potenza del mare
in un racconto.

La notte di Achab,
gl'inganni di Ulisse, 
vite d'inverno. 

Solitudini, 
la voce, un destino,
memorie di onde.


Mettetevi comodi, siete invitati...

[Grazie a Rossella]



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